Tornare a Madre Natura per tornare a Vivere
Silvia Sandri e il Biochar, un percorso..
Quest’estate ho vissuto per la prima volta realmente a contatto con la natura. Fino a quel momento avevo fatto solo campeggi ad agriturismi, pensando fossero la stessa cosa, ma non sono stati rivoluzionari per la mia Anima. La scorsa estate invece è stata rivoluzionaria, è trasformativa perché trovandomi in mezzo ad un campo senza corrente, fogne, acqua o gas mi sono finalmente ri-collegata a quel filo sottile ed argenteo che è il vero SE.
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Ma prima gli aspetti pratici…..giusto per lasciarti intuire il contesto!
- Ho installato due pannelli fotovoltaici, regolatore, inverter e batteria per riuscire ad alimentare (a tratti) un piccolo frigorifero – ed ho capito che il refrigerio è un bene prezioso veramente.
- Ho costruito una compost toilet su mia invenzione ed ho visto che era cosa buona e giusta!
- Mi sono attrezzata con tre fusti da 200 litri per andare a caricare acqua una volta alla settimana da una fonte poco lontana, così ho scoperto che l’acqua di fonte è molto diversa dall’acqua del rubinetto cittadino!
- Mi sono costruita un focolare con le pietre trovate sul posto ed alimentata dalla legna raccolta, in fine ho ceduto e ho comprato una bombola, ripromettendomi che entro l’anno prossimo produrrò il mio biogas con escrementi di vacca e patate.
Con questi “ semplici ” passaggi quella che era “solo” la mia roulotte, ora era diventata il mio regno!
E poi?
Poi silenzio … privacy, nuotate nel ruscello, doccia sotto un albero, penniche in amaca, libri, amici, birra freddissima, cibo auto-coltivato, la mia voce che canta al calar del sole, le mia mani che battono sul tamburo mentre il mio sguardo si perde nella danza delle fiamme del mio camino, pace, connessione, un indescrivibile sensazione di benessere, con particolare attenzione al significato della parola, “Ben Essere“.
Tra tre anni e mi trasferirò stabilmente in quella terra, ma per il momento sono ancora assorbita dal mio ruolo di genitore, quindi città, internet, appartamento in cemento armato, che appunto ci apparta la mente dal nostro contesto e tanti altri surrogati…
Al posto del cibo i composti chimici che non si alterano per secoli, al posto di esperienze vere i film, al posto di amici i social media, al posto dell’aria vera, l’aria condizionata, al posto dell’acqua vera l’acqua trattata, al posto delle passeggiate nei boschi, la palestra… e se disgraziatamente il vivere lontani dalla Natura dovesse farmi ammalare, avrei a disposizione farmaci per attutire ogni possibile sintomo. Guardando me stessa e la popolazione umana con obiettività, nasce in me il pensiero, che sembriamo zattere prive di ancore, che ci allontaniamo, sempre più dall’affidabile e saggia Madre Natura, per spingerci nelle acqua torbide ed imprevedibili della sua manipolazione da parte dell’uomo, cosa che poi chiamiamo “progresso tecnologico”.
Ma chi ci guadagna?
Non certo noi comuni mortali, non certo la Natura, forse ci guadagna solo il meccanismo della finanza internazionale, in un loop chiuso ed autoreferenziale per il quale noi rischiamo di essere ridotti alla funzione di “produttori-consumatori”, sopravvivendo senza mai vivere veramente, consumando le ore della nostra vita, senza avere mai abbastanza denaro o abbastanza tempo per realizzare i nostri progetti, quelli che sogniamo da sempre. Siamo già da tempo in questa ruota e temo che se non ci sarà a breve, una presa di coscienza collettiva, avremo perso per sempre la facoltà di reagire. Dobbiamo essere consapevoli di tutto questo, assumerci, oggi, ognuno le proprie responsabilità.
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Cosa fare quindi?
Bisogna ritornare a Madre Natura, rimettere le cose apposto. Abbiamo trafficato, industrializzato e tolto il carbonio da sotto terra e lo abbiamo emesso in aria, sotto forma di CO2 , tonnellate di CO2, ora bisogna toglierla dall’aria e rimettere in terra, ed è possibile! Sappiamo attraverso il movimento 4pour1000, nato in occasione della COP21 di Parigi, che basta fare compostaggio ed un’agricoltura rigenerativa. Bisogna passare alle energie da fonti rinnovabili totalmente; fotovoltaico, eolico, idrico, geotermico e pirolisi della biomassa agricola e di scarto. Potrebbe, anche, essere sufficiente come produzione, a patto che smettiamo di voler sostituire ogni azione umana con un elettrodomestico! Dobbiamo fare attenzione a come consumiamo energia e passare ad elettrico e/o rinnovabile nei trasporti, nel riscaldamento e nelle industrie. Bisogna ri-inoculare la terra con tutta la biologia di cui era dotata prima dell’avvento dell’agricoltura chimica; così come la flora batterica del nostro intestino, ci mantiene forti e sani, il microbioma della terra, rende il pianeta rigoglioso e abbondante. Ora la terra coltivabile è malata e impoverita è sta diventando polvere. Sappiamo come bisognerebbe fare per risanare il terreno, dobbiamo solo farlo.
Bisognerebbe abolire gli allevamenti intensivi e mettiamo al loro posto il “planned grazing” su modello di Allan Savory, se la carne costerà di più, vorrà dire che ne mangeremo un po meno! Bisognerebbe dividere, nettamente, il ciclo naturale e il ciclo chimico; Possono esistere entrambe i cicli a patto che non si incontrano mai. Ormai sappiamo come fare, si chiama “cradle to cradle design”;
Ogni prodotto deve prevedere una filiera, attraverso il quale può essere scomposto ed i materiali possono essere riutilizzati.
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Ri-valorizziamo l’artigianato, e siccome l’artigianato costa, facciamo sì che i prodotti artigianali, non si svalutano, ma che acquisiscano valore, man mano che invecchiano, viaggiando insieme ad un certificato di “pedigree”. A differenze di una prodotto industriale, un prodotto artigianale è eterno, può essere aggiustato e modificato decine di volte, è bellissimo, ed ha una sua anima..
Potremmo organizzare piccoli gruppi, di auto-mutuo-aiuto, per coprire i bisogni di cibo, energia, casa, salute ed educazione. Oggi è possibile, con gli “Eco villaggi diffusi” in cui ognuno vive dove vuole, entro un raggio geografico di qualche chilometro e dedica tre mesi dell’anno, alla coltivazione del cibo, per tutti lavorando, presso una fattoria centrale. In cambio per 9 mesi dell’anno avrà cibo, legna, un medico e formazione gratis. Se non ha casa può costruire una “tiny house” sulla fattoria centrale che sarà munita di agricampeggio. Così ognuno può starsene in vacanza tutto il tempo che vuole, o lavorare in cose che lo gratificano, oppure seguire i progetti dettati dal Cuore.
Così ognuno potrà uscire dalla modalità “sopravvivenza” per entrare nella modalità “vivenza” per sempre…
Ho notato negli ultimi decenni, un tentativo di farci credere che il mondo finanziario sia molto molto complicato e che dovremmo affidarci a dei sistemi incomprensibili, escogitati da certi esperti, per fare in modo che la civiltà non crolli su se stessa, come un castello di carta. Personalmente, non sono d’accordo, persone colte e competenti, quali Mauro Scardovelli e Guido Grossi, ci dicono che il denaro è attualmente privo di valore intrinseco e che vada ricondotto ad un sistema che facilita il baratto di beni e servizi tra persone. Il denaro è una cosa semplice, sia esso stampato su carta sia esso in formato digitale.
Mi è stato chiesto di scrivere cosa faccio, ed alla fine lo scriverò
Mi sembrava riduttivo presentare il “frutto”, ovvero il mio progetto, senza parlare minimamente della “pianta” fatta del mio vissuto e dei concetti che hanno motivato tutto ciò. Credo che le persone che condividono i concetti saranno più propense a sostenere anche il progetto, credo che se le persone ascoltano un pochino i loro Cuori, molte di loro sentiranno che non vogliono veramente sovvertire l’ordine Naturale delle cose.
Quindi, ecco cosa faccio..
Attivo delle collaborazioni con individui, associazioni, scuole, orti urbani e PMI per fare in modo che gruppi di persone possono adottare il compostaggio domestico a domicilio. Divulgo anche metodi adatti al compostaggio in appartamento. Con il mio sistema non ci sono odori sgradevoli, rischi di patologie o insetti. Utilizzo il carbone vegetale, detto biochar, per migliorare il processo ma anche per aumentare il sequestro di carbonio dall’atmosfera, che così, dati alla mano corrisponde a circa una tonnellata di CO2 all’anno a compostiera attivata. In termini semplici, compostare a casa con il mio sistema equivale a piantare 50 alberi ogni anno, per tutti gli anni di utilizzo.
Questo certamente non risolverà tutti i problemi del mondo ma sarebbe già un buon inizio, e soprattutto è una speranza. I numeri sono interessanti perché a regime potrebbero essere, decine di migliaia di tonnellate, di impatto di CO2, ogni anno su suolo nazionale a costo ridottissimo. Più importante ancora, è il segnale che abbiamo iniziato ad auto-organizzarci per creare dei nuclei di persone “viventi”, non affannate, non stressate, non spaventate, non malate ma sagge, creative e luminose come si meritano di essere…
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